mercoledì 12 febbraio 2025

La felicità nelle piccole cose

Dieci anni di alcoolismo, quindici di bulimia nervosa, e poi i farmaci, gli psico-farmaci, la terapia psicoanalitica, - ormai ridotta a marketta -, di tutto ciò ho fatto a meno, ho potuto farne a meno senza nessun aiuto - né terapie, dialogo, farmaci sostitutivi, controlli periodici: forse solo la mia voglia di vivere, anche attorniata da tanti problemi. Lavorare per liberarsi delle dipendenze significa migliorare la qualità della vita. Avendo tolto l'alcolismo, c'è il tabagismo, e la dipendenza più grave e difficile da eradicare: la certezza di aver "bisogno", e un bisogno radicale e viscerale, degli altri.
Ho rincorso le persone oltre i limiti. Ho cercato amicizia e contatto umano anche nell'andare al tabacchino a comprare sigarette, o alla cassa del supermercato. Perché? Da fuori sembravo solo una patetica disadattata. Avevo "bisogno" di un amico, (e in questo caso davvero qualunque amico) perché -supponevo- non potevo farcela da sola. La solitudine mi terrorizzava. E terrorizza un po' tutti.
 
Sono cambiata. Ho idee differenti. Cammino su sentieri diversi da prima.
 
Nella mia vita ora c'è la solitudine (voluta), la cura di ciò che amo (che sia una casa, un animaletto o una pianta, e due persone che sono rimaste, e perché davvero mi hanno amata), la cura di me, del mio benessere e... ancora resta il desiderio, ma più obiettivo, essere comune, più comune di quanto è comune, comune fino ad essere mediocre, insignificante, ininfluente, e invisibile. E dunque felice nel mio piccolo posto invisibile. Fuori dai social, fuori dal sociale e (felicemente) sola nella vita, piena di vita e al servizio della vita e cioè della gioia. Voglio circondarmi di gioia. Senza far rumore.
 
Possibile come una soluzione all'alienazione è l'accoglienza della alienazione. La felicità non è parente stretta del successo e della socialità, piuttosto dell'essere-felici-con-ciò-che-si-ha. Anche niente. Anche nessuno. Un tutto che non si vuole e un tanti che non possono insegnarmi nulla. 
E questa "gioia di vivere" può essere da molto poco (rappresentando tanto), fino al binomio minimo: due occhi che vedono abbastanza bene da lontano per perdersi nel cielo azzurro del giorno e stellato della notte. 
 
Il cielo non esilia nessuno; non chiede pegni. 
 
Ho il cielo, e ho la vita, e la gioia e voglia di vivere. Ho una casa. Ho libri da leggere. Letto caldo in cui infagottarmi nelle notti fredde. Animaletti e piante di cui prendermi cura. Una casa che amo pulire. I programmi culturali. La bella musica quando è opportuno. Un giro in macchina. Il caffè la mattina. Qualcuno che mi vuole bene. C'è sempre qualcosa da fare e da sistemare, qualcosa o qualcuno che ha bisogno di me.
 
Il passato non occupa quasi nessuno dei miei pensieri, ma a volte si impone, e lì lì rosico, ma poi mi calmo. Poi sorrido. Che non era niente, e non esiste più.

2 commenti:

  1. Non farsi stordire da cose che non hanno funzionato è molto più che metà dell'opera ;)

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