Ci concediamo un razzismo lecito e socialmente approvato e dimentichiamo quanto è importante considerarsi parte di un unico mondo / che ogni persona è a sua volta un mondo e forse proprio quelli che scansiamo ed evitiamo come la peste perché guidati (bendati) dai nostri pregiudizi verso scelte sicure e previste (ripetiamo sempre le stesse esperienze e frequentiamo gli stessi ambienti e le stesse persone che rafforzano la nostra perfetta visione del mondo e di come la società, o il mondo o la realtà deve essere) potrebbero essere le nostre persone. La persona della nostra vita potrebbe essere lì su quelle strade che non percorriamo mai perché non ci si mischia con certi soggetti. Lo diceva Appino degli Zen in un`intervista post Sanremo, in soldoni / e lo scrivevano persone un minimo assennate sui social che ancora frequento, in inglese.
Non conosco Alda Merini, la sua storia (se non a grandi linee) e la sua produzione letteraria. Sono incappata in una sua biografia che titolava "L`eroina del caos", per chi fosse interessato è una dissacrazione a tratti concretamente demenziale e comica della poetessa dei navigli. L`autrice credo fosse una giornalista di Repubblica e Donna moderna. In tante pagine di fango non c`erano accenni all`esperienza manicomiale della poeta (alcuni fra le recensioni se ne dicevano rammaricati), cosa che a me non ha sorpreso / se l`intento è denigrare nulla che possa scatenare un minimo scrupolo di coscienza deve affiorare alla mente / sennò non ha più senso scrivere o leggere una simile opera. Si vuol ridere a spese di..., sciacallare, non ragionare, stimolare compassione. Sicuramente si tratta di un comportamento più che frequente in mezzo alla fuffa letteraria delle biografie ad opera di giornalisti non precisamente professionali; però è notevole come questo non etico massacro sia del tutto legalizzato e accolto con gioia se la categoria svantaggiata da colpire non ha ancora alcuna tutela sociale / diversamente da omosessuali ecc. / Si parla insomma solo di malati mentali. La paura del diverso sappiamo affrontarla per qualcosa di più mainstream, un malato mentale resta ancora il disumanizzato e disumanizzabile.
Conformarsi è tutto ciò che serve? Anche di fronte al razzismo?
Credo che nessuno si sia mai redento passando dalla morale del carnefice.