31/05/25

Veri amici

Fin quando ero giovane non mi rendevo conto di quanto fosse più o meno normale non avere amici. 

Ho trascorso tutta la vita (fino ad oggi) senza averne neanche uno. Al liceo (frequentavo il ginnasio) sembrava che le compagne di classe conducessero una vita spassosamente attiva, andavano a feste, uscivano, d'estate si rilassavano al mare, facevano tardi la notte il sabato sera. A quell'età è una vita normale. Vedendo tutte quelle persone che si davano - mi sembrava - alla pazza gioia mentre io a casa facevo "la lana" mi portava a sentirmi estremamente triste e sola.

Fino ai sedici anni prestavo molta attenzione alle interazioni che ricevevo su social come Facebook. Nel mio caso erano zero o nessuna; altri contatti collezionavano like alle foto (selfie o di gruppo) come se piovesse. Mi sentivo un'esiliata dal mondo, non solo sociale ma anche "social". Credevo che in qualche modo essere popolari sui social equivalesse ad esserlo nella vita reale, perciò. Avrei capito solo più tardi che il parallelismo non è che sia perfettamente reale. Ci sono tante persone che riescono ad ottenere un ottimo seguito nella realtà di Internet perché su Internet (nella realtà virtuale) vengono sdoganati i freni inibitori e molte paure tipiche dell'interazione vis-a-vis non sussistono. Molte persone popolari sui social sono sole nella vita reale. Ma diciamo anche che sono sole, per lo più, anche quelle che nella vita reale non lo sembrano. 

Vedevo mia cugina condurre una vita "spericolata" alla Vasco ad esempio, sin da quando era ragazzina: viaggi in auto con gli amici, concerti, esperienze, trasferimenti, feste... Anche se denunciava di soffrire di depressione, al contempo. Non è che sia strano: la voglia di evadere dal bozzolo della propria sofferenza si manifesta spesso nella vita mondana. Si vantava di quanti amici avesse e di quanto fosse popolare. Con il tempo - al momento va per i quaranta - l'ho vista cambiare decisamente umore. 

Quello che oggi si intende comunemente per amico è persona con cui cazzeggiare e passare il tempo. Nella maggior parte dei casi quelle stesse persone con cui ti diverti e ti svaghi ti rifilano carognate. Ma tu continui a chiamarli "amici" anche se non c'è un barlume di sincerità ad unirvi. Mi dispiace di essere così ingenua da capirlo così tardivamente. Ho vissuto in una campana di ferro al di fuori della quale il mondo sembrava darsi alla pazza gioia, e ne sono rimasta persuasa fino a tarda età, perché non ho mai avuto esperienze o riscontri oggettivi che confutassero questa convinzione. A farmi aprire definitivamente gli occhi, per l'ennesima volta, è stata una confessione: "Io non ho molti amici, non credere. Ho qualche amico di infanzia, due o tre". Detta da una persona perfettamente "normale" con cui collaboro. Si è privi di veri amici sin dall'inizio nella maggior parte dei casi; dopo i 25 si comincia a prenderne atto e dopo i 30 spesso si arriva al rigetto: si decide di tagliar via le relazioni superficiali, si sente il bisogno di dedicarsi alla solitudine. Sempre che la solitudine non terrorizzi. 

Io non ho avuto uno sviluppo normale, per non aver mai avuto amici nemmeno falsi e di facciata nemmeno in giovane età. Con il tempo ho capito che quello che mi è mancato non era una cosa fondamentale, almeno secondo parametri un po' meno superficiali. Sarebbe una botta di culo avere un amico vero. L'amicizia vera, come l'amore, è una cosa che càpita a prescindere del merito.

E poi... ho trascurato, anzi, tormentato l'unica amica che in fondo avrei sempre potuto avere... me stessa. Ma c'è tempo per recuperare. Essere da soli irradia una bellezza completamente nuova rispetto al passato.

22/05/25

Lasciare i lavori in corso

Non ricordo che racconto, forse di Calvino, narrava di una città di edifici che venivano distrutti prima di essere completati, tutte le volte. Una vita passata a costruire per poi distruggere - come cantavano i Afterhours. Ma oggi io sono contenta di non costruire proprio. Sto bene a lasciarmi vivere. Danzo sotto il sole e sotto la pioggia. Le necessità sono già state esaudite. Sono felice con quello che ho.

Non sono competitiva. Ci sono piccole cose meravigliose.

A marzo mia suocera mi ha accompagnato in un negozio di fiori per comprare una piantina di roselline rosa scuro. Le ho messe in un vaso appeso alla ringhiera del balcone. Mi ha portato altre roselline più tenui successivamente, che ho affiancato alle prime. Nel mio balcone non batte il sole e tutti eravamo convinti che non sarebbero sopravvissute. In effetti nel giro di pochi giorni hanno perso i petali. Questo maggio in Lombardia ha piovuto in continuazione. Così, fra pioggia e freddo vento, e nessuna luce, si sono spente. Però stamattina le guardavo mentre fumavo una sigaretta e oltre ai bulbi marci le foglie sono verdi e c'è qualche piccolo germoglio sugli steli. Anche stamattina sta piovendo a dirotto, quindi le roselline si sono bagnate tutte. 
 
Queste piccole roselline spero che vivano. Voglio loro bene perché si sono adattate e forse sopravvivranno nonostante il meteo non adeguato e l'assenza di sole. Staremo a vedere.

Le piantine di menta e di prezzemolo che mi ha regalato mia madre crescono al contempo rigogliose. Meno fragili, Mentre il basilico? Eh... il basilico è quasi morto... E non mi sorprende.

Devo mettere un impermeabile e prendere l'ombrello per arrivare in ospedale oggi verso le dodici. Vado a piedi tutte le volte per ora ma ho preso contatti per vedere e eventualmente comprare un ciclomotore a tre ruote. Solo che questo infinito inverno complicherà la guida... Eppure io so che le ruote del modello che forse acquisterò sono abbastanza gommate e hanno un buon attrito con la pioggia.

Per il resto è tutto fermo.
Tutto in sospeso, in attesa di un sole più deciso.

Non posso costruire e non è necessario, adesso.
Spero che tutto vada bene. Nel periodo pandemico lo si ripeteva in continuazione che sarebbe andato tutto bene. E a dispetto di ogni ironia, è davvero andato tutto bene. Andrà bene ancora. Non posso essere così pessimista. I brutti periodi non si prolungano mai in eterno. La vita va a fasi. Ed è bello così.

15/05/25

Camminare

E' successo mentre studiavo sul manuale per un concorso pubblico lontano da qui. Leggendo sono tornata nei vicoli della ripetizione coatta e ho perso qualche tempo a cercare informazioni su un corso di laurea. Mi interessano le lettere antiche. Il corso di laurea magistrale successivo, che ho trovato prima della triennale propedeutica in Lettere curriculum antichità, è qualcosa di originale e una strada poco battuta che ha colpito la mia attenzione estemporaneamente, anche se cercavo inizialmente tutt'altro (un indirizzo scientifico, Biologia). Ho lasciato in sospeso il proposito, devo avere tempo per pensarci. 
 
Tutto è partito dal manuale del concorso pubblico perché non mi sono mai sentita bene come in quel momento: sfogliando un libro che dovevo imparare per raggiungere un obiettivo. La mia vita è sempre stata dispersiva perché mancante di obiettivi concreti. La vita senza proposito non ha alcun senso. Il non-senso della mia vita non sapevo superarlo se non a furia di grandi bevute e grandi pianti. E' veramente malsano stare al mondo come un pesce abbandonato sulla spiaggia, fuori luogo, fuori tempo e senza scopo, incaricato solo di aspettare la morte. La gente va fuori di testa, vivendo senza scopo. Ho sofferto così tanto perché non c'era senso nel mio stare al mondo. Le letture di saggi e libri non puntavano a nulla se non ad intrattenermi e colmare alcune curiosità, non aggiungevano nessun perché alla mia presenza al mondo.
 
Vincere quel concorso non aggiungerebbe nulla. Non è quello che davvero voglio.
 
Lo studio universitario invece potrebbe darmi un perché. Le iscrizioni al corso di laurea sono aperte da oggi guardacaso, ma non mi iscriverò oggi. Devo prima prendermi il tempo per leccarmi qualche ferita che non si è ancora rimarginata. Assestare meglio quel mix di antidepressivi, ansiolitici, calmanti, trovare una terapia psicofarmacologica che davvero torni a dare una speranza all'anima stracciata. Voglio la forza necessaria per camminare. Non c'è nessuno che voglia spingere la mia carrozzella da malata, e non posso farlo con le mie braccia deboli.
 

13/05/25

Sorella notte

L'insonnia è un problema che mi porto dietro sin dall'infanzia. A volte è "volontaria". Sembra un comportamento stupido (siccome autolesivo), ma alla vigilia di un evento qualunque cerco e voglio stare sveglia e accogliere il mattino senza aver dormito. Sono più attiva la notte. Riesco a fare più di quanto faccia di giorno. Penso a certi brutti rimproveri subiti dai genitori su questa mia malsana abitudine - di star sveglia di proposito - che è cominciata già nella preadolescenza. Una parte di me si sente meno in colpa a vegliare quando il mondo "produttivo" e sociale dorme perché l'indomani avrà una vita più dinamica della mia da affrontare.
 
Ho molto tempo e molte energie e forza di volontà per commettere cose stupide, o per danneggiarmi, scarse o nulle per dedicarmi all'arte della gioia. Nella giornata mi attraversa la mente il desiderio di fare... sempre messo a tacere. Sembra una punizione costante che mi autoinfliggo, negandomi la serenità, scappando dalle cose belle e immergendomi in quelle tristi e cupe. Scenari un po' in chiaro-scuro mi sono ben familiari. Diversamente non ho idea di cosa significhi la letizia di un sole e un cielo azzurro. 
 
Gli occhiali da sole che ho sul naso rendono il mondo cupo. E c'è che è oggettivamente cupo, perché per qualche malsana ragione - stupidità semplice? - continuo a tornare da chi mi ha ferito e a rincorrere il dolore. Se seguo il principio di piacere, è un piacere che è un po' pervertito dal masochismo, forse.
 
Ma il bicchiere mezzo pieno è che sto sviluppando la capacità di regolarmi.  Leggendo dell'IFS (Internal Family System) ho fatto una prova di una tecnica illustrata nel manuale ieri sera: pensiamo a quanto mi linciavano certi pensieri, che mi toglievano il sonno fino alle due di notte. Ho intrapreso un dialogo mentale con le mie parti che mi ha calmata il necessario. Sono riuscita a dormire nel giro di poco tempo così facendo. E ho pensato che questo metodo mi aiuterà tantissimo. Ieri sera pensavo che mi avrebbe salvato la vita.